martedì 20 ottobre 2015

Luigi Pirandello e il Decadentismo

DECADENTISMO


DOVE e QUANDO
- E' una corrente letteraria nata in Europa agli inizi del '900

IL PENSIERO RICORRENTE
I temi cari agli scrittori decadenti sono:
- L'esaltazione dell'individualità e di ciò che rende unico ogni essere umano.
- La scoperta e l'analisi del subconscio, dell'elemento irrazionale, che diventa il protagonista di racconti e poesie.
- Un angosciante senso di solitudine.

LA CONTRAPPOSIZIONE AL VERISMO
- Si sviluppa una forte contrapposizione nei confronti del Verismo, dal momento che gli artisti puntano sul soggettivismo estremo, sulla dimensione del sogno e del mistero.
- Mentre gli scrittori Veristi pensano che si possa osservare l'essere umano in modo scientifico, come sotto la lente di un microscopio, gli scrittori decadenti esprimono un senso di perplessità, smarrimento, crisi esistenziale;
- Si sviluppa il dubbio che l'uomo non possa in realtà conoscere e comprendere la complessità di ciò che lo circonda;
- L'arte è il solo modo di conoscere la realtà e le sue sfumature, proprio perché è uno strumento soggettivo e non oggettivo: per questo aspetto non si può contare sulla scienza, troppo fredda e distaccata, quindi incapace di rispondere alle domande più profonde dell'animo umano.



Luigi Pirandello: 1867-1936

Biografia

- qualche elemento sulla sua vita, a pagina 434 di Oltrepagina Arancione;

Ricordiamo almeno
- che nel 1924, come era abbastanza comune all'epoca, ha aderito al partito fascista, dal quale si è allontanato dopo pochi anni

 - che nel 1934 ha vinto il premio NOBEL per la letteratura






 "Uno, nessuno, centomila"




E' un romanzo del 1926 che su Oltrepagina non c'è. Noi ne vediamo una breve sintesi, per avere un'idea del pensiero dell'autore,

Trama -
Il protagonista, di nome Vitangelo Moscarda, detto Gengè, è una persona ordinaria, benestante, che ha ereditato dal padre una banca e vive di rendita.
Proprio all'inizio del romanzo, il protagonista si indispettisce perché sua moglie Dida gli fa notare che il suo naso pende leggermente a destra: lui, che non si era mai accorto di questa sua caratteristica, comincia a riflettere sul fatto che le persone che ci circondano hanno di noi un'opinione diversa dalla nostra. Tutto il romanzo procede, in forma di monologo, con il protagonista che sviluppa la seguente riflessione.
Ognuno di noi è contemporaneamente UNO, NESSUNO e CENTOMILA.
- Ogni individuo è una persona sola, dal punto di vista fisico (UNO)
- Contemporaneamente, ognuno è un individuo diverso agli occhi di chiunque lo conosca e che ne ha ha un'opinione, quindi corrisponde a tante persone quante sono quelle che lo conoscono (CENTOMILA).
- La conclusione di questo ragionamento è che in realtà non c'è nessuno, né un familiare, né un amico, che possa realmente conoscerci, quindi siamo soli, anzi non esistiamo agli occhi degli altri nella nostra vera identità (NESSUNO).

Leggiamo alcune citazioni dal romanzo, nelle quali si legge il pensiero di Moscarda.

- “Mi si fissò invece il pensiero ch'io non ero per gli altri quel che finora, dentro di me, m'ero figurato d'essere.”

- “Non mi conoscevo affatto, non avevo per me alcuna realtà mia propria, ero in uno stato come di illusione continua, quasi fluido, malleabile; mi conoscevano gli altri, ciascuno a suo modo, secondo la realtà che m'avevano data; cioé vedevano in me ciascuno un Moscarda che non ero io non essendo io propriamente nessuno per me: tanti Moscarda quanti essi erano.”

- “Una realtà non ci fu data e non c'è, ma dobbiamo farcela noi, se vogliamo essere: e non sarà mai una per tutti, una per sempre, ma di continuo e infinitamente mutabile.”

Ossessionato da questi pensieri, Vitangelo Moscarda decide di dedicarsi esclusivamente alla ricerca di sé stesso, perdendo in questo modo ogni contatto con la realtà e con le persone che gli stanno intorno.

Alla fine, lasciato dalla moglie e dagli amici, dopo aver perso il lavoro e ogni fonte di guadagno, il protagonista si ritroverà in un ospizio, felice di essersi liberato dei vari uno e centomila e di essere diventato finalmente NESSUNO.


"Ciaula scopre la luna"

E' una novella  del 1907, che trovate su Oltrepagina verde grande, pg 214-219, oppure su questo link.

La novella, ambientata in Sicilia agli inizi del '900, racconta di un caruso, cioè un minatore, di nome Ciaula.
E' un poveraccio che ha sempre lavorato in una miniera di zolfo, alle dipendenze del suo capo Zi' Scarda e del soprastante Cacciagallina.
Una sera Ciaula e Zi' Scarda rimangono a lavorare fino a notte fonda nella miniera e quando Ciaula ne uscirà rimarra sbalordito di fronte allo spettacolo della luce della luna.

"La giara"




E' una novella, pubblicata nell'anno 1917 all'interno della raccolta "Novelle per un anno", che trovate su Oltrepagina arancione, pg 435-441, oppure su questo link.

Una rappresentazione cinematografica di questa novella è presente all'interno del film "Kaos" dei fratelli Taviani, uscito nel 1984: lo potete vedere cliccando qui, dura circa 40 minuti.


LINGUA
Il titolo originale è "A giarra" e il linguaggio utilizzato è il dialetto della città siciliana di Agrigento.

TRAMA
Il racconto è ambientato in Sicilia dove, durante la raccolta delle olive il padrone di un podere, Don Lollò, fa arrivare una grossa giara nuova per contenere l'olio che verrà prodotto con il raccolto.

Durante la notte, qualcuno spacca in due la giara, allora il padrone chiama Zi' Dima, un artigiano abilissimo nel "ricucire" le giare, proprietario di un mastice, ovvero di una colla, davvero portentoso.

Per cucire la giara, Zi' Dima si infila nella giara, ma una volta aggiustata non riesce più ad uscirne. A questo punto inizia una diatriba tra Don Lollo' e Zi' Dima:  il primo pretende che l'artigiano paghi per uscire dalla giara, visto che la deve rompere, il secondo ribatte dicendo che piuttosto che pagare nella giara ci vive.

Durante la notte Zi' Dima organizza una festa con i braccianti del podere, lui al centro dell'aia nella giara a cantare a squarciagola e i contadini a ballare intorno. la cosa fa arrabbiare Don Lollo' che scende nell'aia e con un calcio fa rotolare la giara che va a rompersi contro un ulivo liberando Zi' Dima che "vince" la disputa con Don Lollo'.

TEMI CARI A PIRANDELLO

In questa novella sono presenti vari temi cari all'autore
- la molteplicità dei punti di vista
- l'importanza dei beni materiali per la povera gente e il contrasto tra Don Lollò, un uomo avaro che tiene in conto solo la ricchezza materiale, e Zi' Dima, possessore di un bene intellettuale, ovvero la ricetta del mastice;
- i conflitti interpersonali irrisolvibili
- l'ambiente contadino siciliano, caro anche a Verga

"Il treno ha fischiato"


E' una novella, pubblicata da Pirandello per la prima volta nel 1914, che trovate su Oltrepagina verde piccolo a pg 84-89, oppure in questo link.

TRAMA - tratta da wikipedia
Il protagonista, Belluca, un contabile mansueto, metodico e paziente viene sottoposto a pressioni sia nell'ambito familiare sia lavorativo. 
Al lavoro, infatti, è vittima dei colleghi che cercano di provocare in lui reazioni violente, visto che è sempre controllato e imbelle. In famiglia, deve mantenere la moglie, la suocera e la sorella della suocera - tutte e tre cieche - più le due figlie vedove e sette nipoti.
Belluca per mantenere la famiglia e poter soddisfare le esigenze delle donne è costretto a intraprendere un secondo lavoro, il copista di documenti, attività che svolge nelle ore notturne.

Una sera, dopo aver sentito il fischio di un treno, che precedentemente non aveva mai notato, si ribella alle angherie del capoufficio. Con queste reazioni, fuori dagli schemi della società e dal suo modo di essere, i suoi colleghi lo ritengono pazzo e lo fanno rinchiudere direttamente nell'ospizio.

Solo un vicino di casa si rende effettivamente conto delle motivazioni che l'hanno spinto a tale gesto ed è l'unico a capire che il protagonista non è diventato pazzo: il suo comportamento è stato una semplice reazione alla situazione diventata ormai insostenibile.

Nella novella l'ordine cronologico è invertito. Non si va dalla normalità alla pazzia ma dalla pazzia dobbiamo risalire alle cause che l'hanno determinata che affondano nella probabile normalità.

INTERPRETAZIONE - tratta da wikipedia
Il fischio del treno (che sarebbe il treno della Fantasia, del libero pensiero) rappresenta un modo per uscire dalla quotidianità attraverso l'immaginazione che consente di fare viaggi in luoghi lontani e sperduti. 
Al termine della novella, Belluca ritorna semplicemente a condurre la sua vita nello stesso modo di prima, concedendosi, ogni tanto, qualche viaggio con la mente. Per Pirandello, infatti, l'immaginazione è una delle due vie di fuga dalle "trappole" della vita (famiglia e lavoro). 
In questo modo Belluca riesce a sostenere la famiglia senza dover soffocare i problemi derivanti dalla complessa situazione di vita, prendendosi delle pause in mondi immaginari.

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